«How can I judge a translation if I don’t know the original language?» si chiede Tim Parks a proposito di The Vegetarian, il libro della sudcoreana Han Kang vincitore del Man Booker International Prize (tradotto in inglese dalla giovanissima Deborah Smith). Senza conoscere il coreano ma guardando più da vicino il testo, qualche passaggio che ci può dare indicazioni sulla qualità della traduzione lo si trova.… [ Va' avanti ]
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Tim Parks e il paradosso della traduzione
The Translation Paradox è l’ultimo dei tre articoli che lo scrittore e traduttore inglese Tim Parks ha dedicato alla traduzione sulla «New York Review of Books» (gli altri sono In the Tumult of Translation e A Long Way from Primo Levi). È una riflessione scaturita dalla recente pubblicazione presso l’editore statunitense Norton Liveright dei Complete Works di Primo Levi, a cura di Ann Goldstein.
In questo pezzo Parks si interroga su fattori come la qualità della traduzione e la fama del traduttore: quanto e quale peso hanno nella percezione del lavoro di un traduttore le opere che si ritrova a tradurre?
Non mancano riferimenti all’editoria italiana, visto che Parks insegna e vive in Italia:
Contro le nostre aspettative
Tutti presi dalla preparazione dei nostri incontri al Salone del Libro e del prossimo numero della rivista, ci eravamo persi un gran bell’articolo di Tim Parks apparso sulla “Domenica” del Sole 24 Ore del 13/4/14. Può capitare che il traduttore introduca inconsapevolmente piccole correzioni assenti nel testo di partenza, in particolare quando l’autore va contro quello che ci aspetteremmo da lui? Tim Parks sostiene di sì, proponendo alcuni interessanti esempi tratti da Donne innamorate di Lawrence (purtroppo Parks non fa il nome del traduttore) e da La signora Dalloway nella versione di Nadia Fusini. Un semplice “ma” può introdurre o esplicitare un’idea di opposizione assente nell’originale. Non cedere al desiderio istintivo di cambiare un testo significa capirlo meglio, conclude Parks.… [ Va' avanti ]
Tim Parks alle Giornate della Traduzione di Urbino: al bando i giochi di parole!
Su il manifesto di ieri, 18 ottobre, è apparso un estratto della lectio magistralis tenuta da Tim Parks alle Giornate della Traduzione di Urbino (traduzione di Eleonora Gallitelli). La ricerca del successo internazionale cambia la lingua dei romanzieri? Per farsi tradurre occorre mettere al bando i giochi di parole e rimuovere gli ostacoli alla traduzione? Parks ne trae una conseguenza paradossale: nel mondo di oggi, non ci sarebbe spazio per un Premio Nobel a una nuova Jane Austen.… [ Va' avanti ]
Tim Parks. Su editor, scrittori e traduttori
Vi segnaliamo questo articolo di Tim Parks (in inglese), apparso qualche giorno fa sul blog della New York Review of Books. Le riflessioni sul ruolo dell’editor e sulla distanza dalla norma linguistica sono molto interessanti, così come il discorso sui nomi di battesimo tradotti. Da quanto tempo Samuele Pickwick e Carlo Dickens sono diventati Samuel e Charles?
L’intervento di Parks ha suscitato vari commenti dei lettori, anche taglienti, come questo: “Editors are not blameless. Publishing houses hire young people just out of college, so writers who have been writing and publishing for 30 or 40 years are being evaluated by a kid who hasn’t published one line of prose and has only the ideas of his favorite teacher, (who also has never published anything) and their favorite book is about vampires”.… [ Va' avanti ]