Da qualche settimana, Federica Aceto, traduttrice di Martin Amis, Don DeLillo e tanti altri autori di lingua inglese, ha aperto un blog personale, che entra prepotentemente a far parte dei nostri siti preferiti. La riflessione di oggi riguarda un tema spinoso. Non sarà che si traduce troppo, nell’editoria italiana di oggi? In particolare dall’inglese? Quando il traduttore si trova di fronte a un testo poco curato, pieno di errori evidentissimi, oppure inutilmente lungo e banale, è giusto che si ponga qualche domanda sul significato complessivo del suo lavoro.