Lasciamo la parola alle testimonianze che Isabella Zani, fondatrice e moderatrice di Qwerty, ha voluto inviarci per ricordare Riccardo Valla.
Qwerty per Riccardo Valla: il maestro suo malgrado
La giornata odierna segna un mese esatto dall’improvvisa scomparsa di Riccardo Valla, da decenni valentissimo traduttore dall’inglese ma, soprattutto, autentico uomo rinascimentale per la vastità della sua cultura e la multiformità dei suoi interessi.
Oggi vogliamo ricordarlo qui, noi colleghi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo, o anche solo di leggere le sue traduzioni, i suoi saggi e i suoi articoli; e vogliamo farlo con un collage degli interventi apparsi su “Qwerty” nelle ore immediatamente successive alla notizia della sua morte. Qwerty è una lista di discussione per traduttori editoriali di cui Riccardo era membro fin dall’apertura, quattro anni fa, e a cui partecipava attivamente; in effetti ci era venuta la tentazione di scrivere una frase appena più ridondante, come “una lista… che Riccardo onorava dei suoi interventi”, o “…alla quale dava lustro con la sua sola presenza”; se non fosse che, dal luogo in cui si trova adesso, lo abbiamo sentito – sommessamente – ridere.
Buon viaggio, Riccardo, e grazie di tutto.
14 gennaio 2013
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…stamani un infarto si è portato via il nostro amico e collega torinese Riccardo Valla, un uomo il cui curriculum di traduttore riempirebbe qualche decina di pagine. E quelle senza menzionare la sua vastissima cultura; la sua gentilezza; la totale assenza di spocchia e, anzi, l’atteggiamento sempre disponibile e incoraggiante con chi si accostava alla professione. Mi onorò di chiamarmi collega fin dal primo giorno, lui che le aveva viste tutte e li aveva conosciuti tutti. Un carissimo amico, e il mio maestro;quello che mi ha insegnato non si impara in nessuna scuola al mondo, e non parlo solo delle traduzioni.
Io non lo conoscevo personalmente, ma sembra un pezzo di famiglia che se ne va. La famiglia di Qwerty. Leggevo sempre con piacere e interesse i suoi messaggi, sapendo che c’era ogni volta qualcosa da imparare; ma ricordo anche uno scambio in privato per un dubbio che avevo espresso qui in lista. E il mio iniziale imbarazzo nel dargli del tu, svanito in un soffio.Un uomo speciale. Del resto, bastavano i contenuti e lo stile dei suoi interventi per capirne il valore e l’umanità. Una vera perdita.
Io lo ricordo come traduttore e saggista di fantascienza fin dai primi anni Settanta, un grande e meritorio pioniere. Poi lo conobbi anni fa, forse a Torino, forse a Roma; un uomo squisito, oltre che super-preparato. Ne conservo un ricordo delizioso. Fra i miei tredici e quindici anni, quando in pratica non leggevo altro che fantascienza, voracemente e senza alcun metodo, con le sue traduzioni e i suoi saggi Riccardo era stato anche per me una preziosa guida; ma l’impressione che avevo era quella di un vero maestro che non avrebbe mai voluto essere chiamato o considerato un maestro. Di sicuro lo era. Un grande.
Allora nemmeno sognavo di tradurre, ma rammento di avergli chiesto: «Ti capita mai di essere in ritardo con le consegne?», e lui – scherzando, presumo – mi guardò e disse, come se fosse ovvio: «Sempre!». I suoi interventi in questa lista, sempre lievi e appassionati insieme, mi mancheranno; e poi ripenso a quelli più sagaci durante gli incontri dell’Autore Invisibile, e lo spiccato (e per me carissimo) accento torinese.
Fin dalla preistoria delle liste di discussione, Riccardo era per me tra i colleghi più arguti, simpatici, generosi. Lo apprezzavo moltissimo per la sua esperienza, la sua cultura worn lightly, la sua modestia.Un paio di volte avevamo scherzato anche un po’ in privato, e aveva un grande senso dell’umorismo. Non ci credo ancora: un tipo così spiritoso poteva farci uno scherzo migliore… D’accordo: come diceva lui dopo un certo numero di cartelle, “vado a bestemmiare sul balcone”. Sì, l’espressione che in tanti avevamo adottato con gratitudine, talvolta senza nemmeno sapere di doverla a lui…
Rileggo un suo messaggio di commento, solo pochi giorni fa, a una filastrocca che avevo trascritto chiedendo consiglio in lista: due versi, in particolare, lo avevano divertito per il loro nonsense. Leggendolo mi ha quasi meravigliato che uno come lui, con una cultura che intuivo sconfinata, potesse interessarsi all’argomento, ma evidentemente era una di quelle persone per cui il Sapere non è né alto, né basso. Confesso anche che, puerilmente, ho provato addirittura dell’orgoglio per aver suscitato una sua reazione…
Voglio immaginarlo nel paradiso dei traduttori, oppure in mezzo ai dischi volanti che traduceva. Ma certamente: avrà preso un disco volante, e certamente avrà trovato Curtoni ad aspettarlo, e probabilmente ai comandi c’era Vegetti, come quando scendevano in auto tutti insieme per raggiungere Fiuggi. Il gotha della fantascienza italiana in una macchina. Ma mai facevanopesare la loro grandezza, anzi… Riccardo era forse la persona più colta che io abbia conosciuto in vita mia: sapeva tutto di tutto, e te lo sciorinava con classe e indifferenza pazzesche, e un’enorme dose di ironia. E se gli chiedevi un consiglio, era sempre pronto a dartelo: quando gli capitava qualche brano particolare da tradurre, me lo mandava via e-mail per “farmi fare esercizio…” Poi mi diceva come l’aveva tradotto lui e ne parlavamo. E se io rimanevo a bocca aperta per le soluzioni che trovava – nelle traduzioni era semplicemente geniale – mi rispondeva che era solo questione d’esperienza…Sì, certo, come no.
Ciao, Riccardo, caro, amatissimo.
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