Massimo Carlotto spara il suo Tiro libero per il numero 3 di “tradurre. pratiche teorie strumenti”, da oggi online (http://rivistatradurre.it). Enrico Terrinoni spiega la sua nuova traduzione dell’Ulysses di Joyce, a cinquant’anni dalla classica di De Angelis. È merito dei traduttori se esiste un lessico matematico di base latino (e quindi italiano): lo dimostra Lucio Russo. Un noto scrittore, Paolo Nori, alle prese coi classici russi (e all’esame di Giulia Baselica).
Una parola semplicissima può nascondere significati disparati: è questa un’esperienza didattica di Susanna Basso. La quale intervista anche Anna Nadotti sulla sua recente nuova traduzione di Mrs Dalloway. Valeria Gennero rivela come possa emergere a distanza di anni il profondo significato omoerotico di un romanzo brillante come Auntie Mame. E Silvia Guslandi mette alla prova Elio Vittorini “cattivo” traduttore. Mentre Elisa Leonzio ricorda Christa Wolf e Gianfranco Petrillo conclude con la seconda parte la storia delle vite intrecciate di Barbara Allason e Anita Rho.
Come se la cava il traduttore alle prime armi davanti agli splash e ai sigh? Lo racconta Pier Simone Pischedda. L’interrogativo di tutti: tradurre il “senso” o la “lettera”? Prova a esaminarlo da vicino Alberto Bramati.
Quattro recensioni: degli atti di due convegni, uno di ardui interrogativi sui rapporti tra le lingue (Aurelia Martelli) e uno sul grande slavista Renato Poggioli (Giulia Baselica); del nuovo Dizionario analogico di Donata Feroldi; e di due libri, uno di Alberto Cadioli e l’altro curato da Gian Carlo Ferretti, che mostrano a quanti passaggi e a quante mani sottostà un testo prima di arrivare sotto gli occhi del lettore.