Proponiamo una breve intervista ad Alice Parmeggiani, voce italiana di diversi autori balcanici, tra cui Ivo Andrić ed Emir Kusturica. (Testo apparso sul sito di EST il 6/12/12).
Studiare, leggere, non avere fretta: i consigli della traduttrice Alice Parmeggiani
Alice Parmeggiani negli ultimi vent’anni ha tradotto molti romanzi di scrittori dell’area balcanica per le più importanti case editrici d’Italia: Feltrinelli, Einaudi, ma anche Zandonai, specializzata in pubblicazione di romanzi degli scrittori provenienti dai Paesi dell’Est.
Laureata in Lingue e letterature straniere all’Università Ca’ Foscari, ha insegnato fino al 2009 Lingue serba e croata e Letterature serba e croata presso le università di Udine e Trieste. Da allora è in pensione, ma la sua attività di traduttrice letteraria non si è mai fermata. Nella sua attività scientifica si è occupata in particolare dei rapporti fra avanguardie letterarie russe, serbe, croate e italiane e di mediazione linguistica. Oltre a tradurre, ha anche pubblicato diversi libri e saggi dedicati a questi temi.
Ha tradotto una trentina di romanzi, da Ivo Andrić o Aleksandar Tišma, ai più contemporanei David Albahari e Dragan Velikić, ma anche l’autobiografia del regista Emir Kusturica, pubblicata nel 2011 da Feltrinelli.
Come ha iniziato a tradurre libri?
Subito dopo il primo terremoto in Friuli nel 1976, ho avuto una borsa di studio per andare a Cetinje, in Montenegro. Lì ho avuto l’occasione di tradurre il primo libro. Si trattava di un romanzo di Ljubiša Stefan Mitrov, che si svolgeva nell’Ottocento. L’autore teneva molto alla lingua locale, quindi l’approccio è stato difficile. Questo grande impegno, però, mi ha aiutato molto a evadere dalla quotidianità e dalle preoccupazioni che ci riempivano le giornate nei mesi estivi, tra i due terremoti. All’epoca scrivevamo a mano. Proprio poco tempo fa ho buttato via pacchi di fogli di traduzioni corrette e riscritte.
Qual è, secondo lei , il libro più bello che ha tradotto?
“Goetz e Meyer” di David Albahari, pubblicato da Einaudi.
Ha mai partecipato alle rassegne dedicate ai traduttori come le “Giornate della traduzione” di Urbino oppure gli “Incontri dell’Autore invisibile” al Salone Internazionale del libro a Torino?
No, l’unica rassegna alla quale ho partecipato è stata “Traduttore visibile” di Parma, mi aveva invitato l’Università di Parma.
Ho letto sul sito “La Nota del Traduttore” che il titolo dell’autobiografia di Kusturica le è stato in qualche modo imposto. Lei avrebbe voluto lasciare il titolo originale “La morte è una voce non confermata”?
Sì, perché il titolo “Dove sono in questa storia?” è un modo di dire che si usa in italiano, ma ha un significato diverso in serbo, soprattutto nel parlato. Comunque, l’editore l’ha proposto dopo aver letto la traduzione dell’autobiografia in francese e anche perché si tratta del titolo di un capitolo.
Quali consigli può dare a chi è alle prime armi?
È difficile dare consigli. Bisogna studiare, leggere moltissimo sia nella lingua da cui si traduce, ma anche in quella in cui si traduce; farsi una serie di propri dizionari, anche se oggi, con i mezzi tecnologici che abbiamo a disposizione, è più facile trovare i vari significati delle parole. Bisogna provare il piacere nel tradurre ed essere pronti a passare lunghissime ore a provare e riprovare a tradurre le frasi, fino a quando non si è soddisfatti del proprio lavoro. Un consiglio che davo ai miei studenti era quello di tradurre lo stesso testo in diversi tempi: passato remoto, passato prossimo e presente storico e poi notare le differenze. E soprattutto non bisognerebbe avere fretta, si dovrebbe mettere via la traduzione e rileggerla dopo un po’ di tempo. È molto utile, anche se non sempre è possibile, perché i tempi di consegna spesso sono stretti.
Il libro che mi ha confortato molto nei miei dubbi è di Harald Wainrich: “Tempus. Le funzioni dei tempi nel testo” (Il Mulino, Bologna, 2004).
Quando legge i libri tradotti da altri, le viene naturale cercare di migliorare le traduzioni?
Mi è capitato di notare qualche errore nelle traduzioni dall’inglese, errori chiaramente indotti dalla fretta.
Il libro che sta leggendo in questo momento?
Mi piace leggere i gialli in inglese, per esempio Crichton. Ultimamente mi hanno colpito anche due libri di Amitav Ghosh, sempre letti in inglese, tradotti in italiano con i titoli: “Mare di papaveri” e “Fiume di oppio”.
A che cosa sta lavorando in questo periodo?
Sono in corso di stampa due libri che ho appena finito di tradurre: “Buffet Titanik” e altri due racconti di di Ivo Andrić sull’intolleranza, curati da Božidar Stanišić (casa editrice Perosini) e “Il mago della Fiera” di Jelena Lengold (Zandonai) .