Incontri alla Casa delle Traduzioni, Roma (21 e 23/10/2014)

Martedì 21 ottobre

Paola Splendore 
Tradurre poesie. Una pratica impoetica

Casa delle Traduzioni –  ore 17:30-19

In occasione della pubblicazione dell’antologia poetica dell’anglo-pakistana Moniza Alvi, Un mondo diviso (Donzelli, 2014), la curatrice discuterà di problemi collegati con la traduzione di poesia.

Una pratica essenzialmente artigianale, umile e coraggiosa insieme, che senza farsi  soggiogare dal testo di partenza vuole proporre soluzioni che non tradiscano il timbro e il ritmo dell’originale.

Paola Splendore, studiosa del Novecento, di letteratura postcoloniale e delle migrazioni, ha insegnato letteratura inglese all’Università Orientale di Napoli e all’Università di Roma Tre. Collabora a Lo  straniero e l’Indice. Tra i principali lavori di traduzione: i saggi critici di J.M.Coetzee, Spiagge straniere (2006), Lavori di scavo(2010) e Doppiare il capo  (2011), pubblicati da Einaudi;  le antologie poetiche: Sujata Bhatt, Il colore della solitudine  (Donzelli, 2005),  Ingrid de Kok, Mappe del corpo (Donzelli, 2008), Passaggi a ovest. Poesia femminile anglofona della migrazione  (Palomar, 2008);   Isole galleggianti. Poesia femminile sudafricana  (Le Lettere, 2011); Karen Press, Pietre per le mie tasche (Donzelli, 2012)  e Moniza Alvi, Un mondo diviso (Donzelli, 2014)

 

Giovedì 23 ottobre

Marianna D’Ezio
Tradurre il/al femminile

Casa delle Traduzioni – ore 17:30-19

da Jane Austen a Jane Eyre, fino a Meghan O’Rourke.

Se il ruolo del traduttore, per quanto impegnativo e tuttavia affascinante, è spesso stato considerato come un’attività che si svolge “dietro le quinte” della letteratura, c’è da dire che le donne che in passato hanno scelto di lanciarsi in prima fila nella carriera letteraria non sono certo state meno spregiudicate di coloro che oggi si ritagliano una professione nel mondo della traduzione. Forse per prima Jane Austen ha fornito una salda dignità e identità letteraria a tutte le scrittrici che prima e dopo di lei si sono dedicate a scrivere romanzi di donne uniche e combattive, ironiche e sensuali, severe ed esigenti con se stesse, ma anche delicate, sensibili e innamorate. La loro voce si fa sentire tra le pagine dei romanzi più noti della letteratura di ogni tempo, ma come riuscire a restituire ai lettori, in traduzione, quella voce tanto complessa? Può una traduttrice, invece di un traduttore, riuscire a rendere fin nel profondo delle loro implicazioni i pensieri di Elinor e Marianne Dashwood, di Jane Eyre, e della giovane poetessa americana Meghan O’Rourke?

Marianna D’Ezio ha cominciato ad avvicinarsi alla traduzione letteraria dall’inglese solo negli ultimi anni. Tuttavia la sua formazione come traduttrice ha le sue radici nel suo lavoro di ricerca: dopo aver completato un dottorato in letteratura inglese all’Università di Roma “Sapienza”, ha infatti continuato a coltivare con passione i suoi studi sulla letteratura, in particolare sulle scrittrici del Settecento inglese e italiano, pubblicando in Inghilterra una monografia su Hester Lynch Thrale Piozzi e numerosi saggi, in Italia e all’estero. Attualmente è docente di Lingua e Traduzione Inglese per la Facoltà di Interpretariato e Traduzione presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT), oltre a insegnare presso Marymount International School of Rome. Tra le sue ultime traduzioni, si ricordano Jane Eyre di Charlotte Brontë (2011), Il lungo addio di Meghan O’Rourke (2012), Dracula di Bram Stoker (2014), e Sense and Sensibility di Jane Austen (2014), tutte per Giunti Editore. Al momento sta lavorando alla prima traduzione italiana di Testament of Youth  di Vera Brittain (1933).